E’ troppo da psicopatica prenotare alberghi per destinazioni suggestive sperando che nel giro di 2 o 3 settimane si possa di nuovo viaggiare? è così pazzesco sperare di essere presto al ristorante con chi amo ad alzare calici? è così sdolcinato desiderare nuovi abbracci?

Avevo messo in conto che avrei trascorso molti mesi in bilico per via del concorso, in accoppiata alla separazione, ma non avevo messo in conto una pandemia.

E’ troppo sperare in un salto in Romagna a due passi dal mare a trovare mia cugina che ha promesso di insegnarmi a lavorare all’uncinetto?

Ho anche sviluppato il desiderio di andare a visitare cantine, ma questa non è un’esperienza da fare da sola, per questo ho bisogno di un fidanzato (o presunto tale) rigorosamente NON astemio (Vade retro Satana, uomo che non apprezza il vino, puoi essere il mio autista ma di certo non il mio compagno). Quando potrò inoltrarmi tra le vigne della Toscana?

Desidero tornare a Venezia a salutare di nuovo il bimbo profugo in rosa e visitare per la prima volta la galleria Peggy Guggenheim (qua e qua), mangiare tramezzini ciccioni e bere spritz da due soldi.

Voglio tornare al cinema e a teatro. E scoprire cose che ignoravo ma scaldano il cuore.

Poi Torino. Se davvero si farà la mostra di Frida Kahlo (questa) ho in programma un viaggio con le amiche che include soste in antichi caffè e una degustazione del mio vino preferito (si accettano scommesse su qual è).

Poi voglio cucinare per gli amici; quando il divorzio sarà definitivamente accettato dal giudice, devo rispolverare l’enorme paellera e chiamare un po’ di gente per mangiare in piedi tra chiacchiere e vino.

Prendere il sole. Passeggiare. Mangiare il gelato per strada.

Tornare a Perugia durante Umbria Jazz.

Ballare. Ridere. Baciare.

Voglio tornare a vivere.