Diversi anni fa mio figlio ebbe una peritonite e fu operato nella sera tardi, per poi passare la notte in terapia intensiva. Mentre ero fuori dalla sala operatoria, in attesa, nel corridoio bianco, asettico, desertico, silenzioso, ho pensato per un attimo che poteva morire; è stato un momento lancinante che, fortunatamente, è durato solo pochi secondi.

Andò tutto bene, a distanza di tanto tempo posso dire che andò tutto bene.

Non ho mai più provato quella sensazione di paura che morisse qualcuno che amo.

Soprattutto non mi ha mai balenato in testa, nemmeno nell’anticamera del cervello, che mio fratello potesse lasciarmi così da un giorno all’altro (parliamo di circa 6 settimane, quando confidavo stesse con noi altri 4 o 5 anni).

Sebbene mio fratello amasse la velocità, guidasse un’auto sportiva e una moto potente, fosse spesso in giro, anche all’estero, non ho mai e poi mai avuto timore che non tornasse a casa.

Lui è stato la mia certezza per tutta la vita.

Fino a ieri.

Per la prima volta da quando sono nata, e ultima, ho mentito a mio fratello. Gli ho detto che ce l’avrei fatta. Gli ho detto di non preoccuparsi.

“Danny, tranquillo, ce la faccio“.

Il suo cuore si è fermato.