Ogni venerdì, se guardo l’agenda, faccio mentalmente il conto del numero di settimane trascorse da quando ho salutato mio fratello.

Ogni 19 del mese, vigilia del giorno della sua morte, condivido un whisky con mio padre, in silenzio, noi sappiamo perché. Un Jack Daniel’s per essere precisi.

Guardo vecchie foto, indosso t-shirt vetuste, cerco i nostri ricordi…

Sono prigioniera del lutto.

Ma se mi guardo indietro la persona meno vincolante della mia vita è stata mio fratello. Credo che mai e poi mai lui avrebbe voluto sapermi bloccata, prigioniera, tantomeno per colpa sua.

Daniele era uno spirito libero, non cedeva alle convenzioni, era leale, giusto e odiava ogni tipo di condizionamento; lui partiva per le vacanze in motocicletta con una destinazione provvisoria che poi aggiornava, ampliava, esplorava.

Lui, davvero, correva come il vento, come quel pezzo nella versione dei Saxon che immancabilmente dovevamo suonare attraversando il confine verso la Spagna.

RIDE LIKE THE WIND

E questo devo fare io.

Ricominciare a correre come il vento, io devo andare.

E smetterò di contare i giorni, perché serve solo ad amplificare il dolore, a ricordare cosa non c’è.

Invece io voglio celebrare cosa tu mi hai insegnato, caro Danny. Voglio che tutti vedano la Kriss che tu amavi e sostenevi e a cui portavi il vento a favore.

Mio fratello è il mio vento, da oggi e per il mio futuro; è il mio vento per spiccare il volo.

Non importa se piangerò ancora, lo so perché piango, ma la cosa bella è che ancora non so per cosa riderò.

(oggi sono 4 mesi e ancora non mi sembra vero)