Io consumo arte così come consumo vino.
Con gusto. Vollutà.
Perché mi provoca belle sensazioni.
Senza esserne esperta.
Vado a naso, come per il vino, vado a gusto, a idea.
Con il vino, così come con l’arte, ho capito cosa mi piace, è un’alchimia che si sprigiona nei primi istanti dal nostro incontro.
Non mi puoi spiegare un vino.
Puoi raccontarmi qual è il tipo di uva che lo compone e la provenienza, suggerirmi il profumo, farmi notare la gradazione alcolica, ma non potrai dirmi cosa proverò io nel berlo. Quali ricordi mi farà affiorare. Cosa mi farà desiderare.
Non mi puoi spiegare un’opera d’arte.
Puoi spiegarmi l’origine, la tecnica, citare le dimensioni o l’ispirazione ma non potrai mai spiegarmi cosa proverò io nel vederlo.
Per me l’arte è questo: è la sensazione che mi provoca allo stomaco o al cuore; è il viaggio mentale che mi fa fare; è il pensiero persistente che mi resta addosso.
Ultimamente sono stata fortunata.
A fine gennaio ero a Milano e in stazione ho trovato La mostra immersiva di Bansky, che conosco e seguo da anni, e mi ero ripromessa di parlarne pure qua anzi, l’avevo mezzo promesso a una milanese (scusa).

Il mio amore per Banksy nasce da lontano e ne avevo parlato anche qua e qua, seppur in un altro social.
Dicevo che sono stata fortunata e difatti settimana scorsa ho organizzato una capatina a Cervia per vedere la mostra “La vera origine della street art, Keith Haring e Paolo Buggiani” e ne sono rimasta incantata.

Ovviamente sapevo chi fosse Keith Haring, ma non conoscevo l’origine dei suoi lavori e, soprattutto, non conoscevo Paolo Buggiani che è stato una splendida scoperta.

Ebbene sì, l’arte non tradizionale sa farmi trasalire.
Come i Due Amanti N.Y.C., 1981, (stampa fotografica, plexiglass e intervento pittorico) in testa a questo post.
L’arte è il sangue nelle vene della storia del mondo.
Francesco Bonami, LO POTEVO FARE ANCH’IO Perchè l’arte contemporanea è davvero arte
