Sarà capitato anche a voi di vedere quel famosissimo poster che rappresenta la Terra vista dallo Spazio all’interno della Galassia e una freccia minuscola, quasi impercettibile, che segnala: tu sei qui.
Tu sei qui. Un punto minuscolo in un universo immenso e ancora in espansione (credo, astrofisici all’ascolto correggetemi se sbaglio) e il senso di tutto è: non rompere, i tuoi problemi sono nulla, tu sei nulla, sei l’equivalente di un briciolo di polvere nell’universo, troppo immenso per curarsi di te.
L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuole far pensare anche oggi. Siamo solo un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune. Noi stessi, esseri intelligenti, siamo il risultato dell’evoluzione stellare, siamo fatti della materia degli astri
– Margherita Hack
E cosa dire del tempo?
Recentemente ho letto un libro che mi ha fatto ricordare come noi essere umani siamo nulla, non solo rispetto allo spazio, ma anche rispetto al tempo. Jonathan Safran Foer, scrittore, americano, ebreo e desideroso vegano, ha scritto “Possiamo salvare il mondo, prima di cena” e io l’ho letto, nonostante temessi di volere poi diventare vegetariana*; l’ho letto in pochi giorni sapendo che vi avrei trovato una brutta verità.
Al netto del discorso sul mangiare la carne, su come vengono allevati gli animale destinati al consumo massivo, su cui ero già informata, leggere questo libro mi ha fatto concentrare sul fatto che, rispetto agli anni del mondo, l’umanità è l’equivalente di un poppante di pochi mesi; il mondo durerà ben oltre la vità dell’umanità così come noi la conosciamo.
Di nuovo, noi siamo nulla, non solo nello spazio ma anche nel tempo.
Eppure il nostro caro autore denota una certa fiducia negli esseri umani e invoca la capacità di autoconservazione che gli uomini sanno tirare fuori al bisogno, come quando durante la guerra si tenevano le luci spente per non consentire la localizzazione delle città e dei porti.
Salvare il mondo passa da un sacrificio collettivo.
*Notabene. Io amo la carne. Ma quando ho visto il documentario prodotto da Leonardo Di Caprio Before the Flood ammetto che ho vacillato e ho rivisto i miei schemi di consumo.
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