Quarantena, lunedì e pare sia pure il lunedì più triste dell’anno! Ma cosa voglio di più? forse essere libera di uscire a buttare il pattume? giammai! (questa è comunque una stron**a galattica dato che chiedo sempre ai miei figli di portare giù il pattume, ma ok)
Oggi ho mollato la bomba della quarantena all’ufficio (dirigente già informato da sabato) e ho assunto atteggiamento molto direttivo: inviavo a tutti mail dal tono assertivo, tipo fai questo, fai quello, controlla qua, verifica là e dispensavo soluzioni al telefono manco fossi la madonna di lourdes. Complice il fatto che sto guardando l’ultima stagione di Suits, dove sono tutti estremamente competenti e sicuri del fatto loro? Sarà, ma a differenza degli avvocati protagonisti, che dalla finestra rimirano lo skyline di New York e indossano abiti da duemila dollari, io ero nella mia stanzetta con vista sul giardino pubblico e indossavo una maglia di H&M a righe in onore al mio nuovo stato da carcerata.
Mica si può avere tutto dalla vita, dico io.
Oggi riflettevo che mi sono appena comprata un fichissimo paio di scarpe scamosciate e un cardigan tipo cappotto a mezza gamba che ancora devo usare: se questa roba va per le lunghe, quando diavolo li userò? quando fuori si apriranno le primule? Inoltre al telefono con uno psicoterapeuta che collabora col mio ufficio mi sono definita “peggio di una dodicenne costretta in camera sua per punizione” e secondo me, appena torno fisicamente al lavoro, mi convoca per un consulto.
Devo ammettere, tuttavia, che lo smart working ha anche i suoi lati positivi.
Ad esempio la gente che arriva davanti alla porta del mio ufficio, bussa, non attende risposta, entra, si scusa per 5 minuti sul fatto che mi sta disturbando (disturbando ulteriormente!!!) e alla fine, dato che ha già efficacemente interrotto il mio lavoro e la mia concentrazione, si sente dire “ma non lo dica neppure, suvvia, come posso aiutarla?“, beh, quella gente lì adesso non mi interrompe più e li immagino che entrano nel mio ufficio vuoto e buio e rimangono basiti (sì, sono sempre gli stessi).
Per non parlare del caffè!! Non c’è paragone tra la mia macchina espresso, seppur domestica, e il distributore di bevande calde che a 50 centesimi a giro mi procura l’ulcera un giorno alla volta! E poi vuoi mettere il risparmio di benzina? in fin dei conti guido un’utilitaria che con un litro di carburante fa cento chilometri e il mio ufficio dista, non spaventatevi, cinque chilometri da casa, di sicuro vedrò un aumento del mio patrimonio!
Ok lo ammetto, il sentimento prevalente rimane la rabbia, l’incazzatura, mista a un pizzico di sarcasmo che, notoriamente, è il sentimento dei frustrati sessuali e io non devo aggiungere altro per spiegare questa parte.
Quindi niente frasi motivazionali o cuoricini.
Sto in casa, chiusa murata, perché è giusto e perché è la legge, perché sono sufficientemente intelligente da capire che potrei essere un asintomatico positivo che infetta qualcuno, che a suoa volta poi sta male o addirittura muore, ma mi girano a elica e se non trovo una maniera di farmela scendere un po’ entro il giorno n°10 sbatto la testa al muro.
Comunque sono già quasi passati 4 giorni.
Ne mancano solo 10. Dai, dai daiiiiiiii!!!!
notabene: la storia del lunedì più triste dell’anno è una trovata di marketing (notoriamente dopo natale e fino a san valentino le vendite calano drasticamente), più o meno come l’oroscopo, quindi anche quella parte era sarcastica, mannaggia sto proprio alla frutta!!!
nota a margine: il mio personaggio preferito in Suit è Louis Litt, e questo la dice lunga sulla mia goffaggine mista a capacità di mettermi in imbarazzo!