La musica folk tramanda storie e allegorie. Il blues parla della condizione umana. Il jazz lavora attraverso una forma di intelligenza che non usa le parole. Il soul ha a che vedere con le relazioni. Il rock riesce a trasmettere la sostanza, l’essenza materiale, e a comunicare in tutto il mondo. E includo nel genere anche il suo ibrido, il reggae.
Stevie Van Zandt – Memoir
Ho comprato la biografia di Stevie Van Zandt appena pubblicata poi, come mio solito, l’ho lasciata sul comodino oltre un anno, in attesa che maturasse il momento giusto.
Little Steven, questo il suo nome d’arte quando suona da solista, è l’unico chitarrista al mondo per il quale ho da sempre una cotta stratosferica e, se avevo bisogno di conferme, la sua biografia mi ha tolto ogni dubbio.
Little Steven è un rocker vecchia maniera: uno di quelli che da ragazzino è rimasto folgorato quando ha sentito i Beatles per la prima volta e poi ha iniziato a strimpellare nei garage con gli amici; uno che a 20 anni si è votato alla musica Rock e ha inseguito la performance per tutta la vita.
Ha alternato l’impegno nella E Street Band con l’amico di una vita, a volte al suo fianco, a volte alle spalle; con i suoi album rock dal sapore politico e si è speso in prima persona per le cause in cui credeva fermamente; é stato un uomo caotico, sfrontato, spregiudicato, arrogante, generoso, precipitoso, sognatore e mille altre cose.
L’entusiasmo con cui descrive l’avvio dei vari progetti, fosse un suo album o la produzione di un altro artista, è contagioso. Per poi terminare sempre l’aneddoto con un laconico: “Non l’ha ascoltato nessuno“.
Nel corso della lettura ho perso il conto degli artisti che cita, vecchi e nuovi (soprattutto vecchi) e delle canzoni che racconta: di come sono nate e state arrangiate; del perché un tale pezzo sia stato utilizzato a chiusura di una serie tv.

Little Steven ha suonato, composto, arrangiato, prodotto; musica, spettacoli teatrali a tema musicale, programmi radio, programmi per insegnamento delle arti nella scuola e un sacco di altre cose.
Poi ad un certo punto ha pure pensato di diventare attore anzi, lo hanno convinto a prendere parte a una famosissima serie tv e, sebbene i suoi ruoli siano circoscritti al personaggio italo-americano-un-po’-mafiosetto, si è distinto in patria e in Europa (Lilyhammer, la serie TV norvegese dei record norvegesi).
E poi gli amici!! Descrive le persone che ama con un affetto caldissimo, descrive i litigi, le perdite, i lutti, le delusioni, le fregature, un sacco di ricordi.
Sì, è tutto molto Rock (al punto che quasi quasi ritiro fuori lo strumento e mi rimetto a strimpellare il mio sgangheratissimo Rock).
Passiamo la maggior parte della vita ad abbassare le difese e cercare di affrontare la verità. Quando sei giovane, il rifiuto della realtà ti sembra un nemico. Ma man mano che invecchi diventa un alleato. Non ho più il senso del tempo. Magari passo lunghi periodi senza vedere gli amici, e quando li vedo riprendiamo il discorso da dove lo avevamo interrotto, come se i cinque o dieci anni trascorsi dal nostro ultimo incontro non ci fossero mai stati.
Stevie Van Zandt – Memoir

In giro per il post ci sono vari link. Se leggi dalla tua mail, non vedi l’immagine in testa ma qua trovi il link al blog così puoi vedere tutto (non sono imperdibili, diciamo che fanno contesto). Viva il Rock’n Roll, ci sentiamo presto.
Ragazza mia, io più in là del jazz non vado e rigorosamente non free. Se mi elettrifichi o amplifichi le note già son a disagio. Meglio il clavicordo.
In compenso le autobiografie mi piacciono molto. Che poi certi processi dell’invecchiare son universali. Magari varia la maniera di descriverli.
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io questa cose delle biografie l’ho da sempre 🫣🫣🫣
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