Ho trascorso praticamente tutta la giornata di ieri, con il favore del brutto tempo, a leggere “A proposito di niente“, l’autobiografia di Woody Allen, che ho trovato davvero interessante ed esilarante.
Narra in prima persona le vicende della sua vita, a partire dall’infanzia, i matrimoni, le donne che ha frequentato e ovviamente le esperienze come autore e i film che ha girato. Woody Allen si autodefinisce “una persona innocua e moderatamente divertente” (pag. 246) e parla di se stesso con modestia, come se fosse un registra qualunque, quando in realtà è rimasto uno dei pochi che gira film pensando al film e non al botteghino o ai premi.
Due sono state le riflessioni scaturite da questo libro:
Primo. Ma per quale motivo ho questa passione per ricercare e leggere le autobiografie? così al volo ricordo di aver letto quella di Antony Kiedis, Andrè Agassi, Malcom X, le sorelle Giussani, Charles Mingus, Michelle Obama, Sandy Sandberg e le ho trovate tutte interessanti, per un motivo o per un altro.
Secondo. Come è possibile che Woody Allen, le cui accuse secondo cui avrebbe abusato della figlia a 7 anni sono state giudicate infondate da due diversi organi, debba subire la gogna mediatica come se fosse uno schifoso stupratore e a nessuno viene in mente che forse lo stupro è stato mentale e non è stato il padre a commetterlo ma l’altro genitore?
Oggi sono meditativa.
Illuminatemi se potete.
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