Caro Danny,
dove sei? vorrei credere che ci siamo sbagliati e che dopo la morte su questa Terra esista un luogo dove le anime buone possono trascorrere una seconda vita serena.
Mai come ora spero di sbagliarmi, mai come ora mi auguro che tutti i credenti di ogni fede che credono nell’aldilà abbiano ragione.
Non smetteresti di mancarmi, ma almeno saperti sereno mi darebbe un po’ di conforto.
Magari l’aldilà assomiglia al Canada, cosa ne pensi?
Ma credo non sia così.
Ti ho visto spegnerti in pochissimi giorni, pochissime ore, ed è stato agghiacciante.
Eri sereno? no, non lo eri.
Eri rassegnato, eri triste, sapevi che stavi morendo, pienamente consapevole di essere al capolinea.
– Farei qualsiasi cosa per non lasciare te ed E., così mi hai detto.
E io ti ho detto che quel giorno lo avremmo dedicato a piangere ma poi avremmo usato il nostro ultimo tempo insieme per fare le cose nostre; rivedere i nostri film, bere il nostro vino, parlare della nostra musica.
Ricordi?
Ma non l’abbiamo avuto quell’ultimo tempo, dopo 3 giorni eri già l’ombra di te stesso.
Non riesco a stare senza di te.
La verità è che non ci sto affatto riuscendo.
C’è una Cristina madre, una Cristina amica, una Cristina direttrice della scuola… sono sempre io ma la Cristina sorella era quella più bella e sicura. Tu eri super stimato, per la tua intelligenza, per la tua testa e tu stimavi me, in silenzio, sostenendomi sempre da 2 passi indietro.
Qualunque cosa potesse accadere nello spazio e nel tempo, io sapevo che avevo te; io potevo contare su di te, sempre. Non ho mai avuto un minimo dubbio su di te.
Sei stato la mia unica certezza per quasi 50 anni; sono stata fortunata perché tante persone non hanno mai potuto nemmeno pensare un rapporto così, nemmeno per meno tempo.
Avevamo già programmato di mangiare carne al sangue e bere vino rosso fermo fino a 90 anni; io sarei stata ricoperta di tatuaggi e avremmo continuato a vedere Frankestein Junior per la millesima volta.
E invece ora tu sei un pugno di polvere in un’urna con scritto il tuo nome e io sono sola.
Non sarà più nulla come è stato finora; nelle cose brutte non sarai più il primo ad accorrere da me, nelle cose belle non sarai al mio fianco a festeggiare; e nel mezzo c’è la vita di tutti i giorni che affronto a mezze giornate per volta.
Oggi sono 62 giorni che te ne sei andato; 62 giorni che non ho concluso sbattendo la testa contro al muro. Mi considero fortunata, mi sembra un po’ di farcela.
Ma ogni giorno è più dura.
Ogni giorno mi sembra peggio, o meglio: ci sono giorni sì e giorni peggio ma l’andamento generale mi sembra in peggioramento.
Un po’ mi giustifico, Perché si avvicina il compleanno. Perché la mamma mi dice l’ennesima cosa mortificante; perché ho dormito male; perché non ho organizzato per bene gli impegni della settimana.
Insomma, mica posso pretendere di funzionare al meglio!
Anche chi non è in lutto mica funziona sempre al 100% quindi devo cominciare a chiedere meno a me stessa.
Mi voglio perdonare.
La psy mi ha chiesto “cosa ero io per te” e non ho saputo risponderle lì per lì. Ma ho continuato a pensarci alla sera e alla mattina dopo. Non so ancora darmi una risposta. Io godevo della tua stima quindi posso dire che ero per te motivo di orgoglio ma, come cosa principale, ero tua sorella. .
E tu eri mio fratello.
E non sono quei rapporti che puoi spiegare, che puoi descrivere, che puoi incasellare in uno schema. Stanno lì e vivono, senza curarsi di nessun altro, di nessun giudizio o schema o luogo comune.
Eravamo noi, noi due, fratello e sorella, io e te.
C.
Lettera a mio fratello, compito che mi ha “assegnato” la psicologa
Ogni settimana vado dalla psicologa, di pomeriggio, dopo il lavoro. Mi siedo su una comoda poltrona, di fronte a lei, e inizio a parlare di mio fratello.
Lei mi ascolta, a volte prende qualche appunto e poi mi sgancia delle domande che mi obbligano a riflettere.
La perdita di mio fratello è ancora più grande di quanto credevo.
Il mio rapporto con lui era ancora più grande di quanto pensassi.
Sto tirando fuori roba che mi colpisce come una pugnalata, che mi fa precipitare ancora più giù. Di rimando ho reazioni verso la vita di cui io stessa sono sorpresa. Il mio umore funziona a onda, con onde molte alte e altre molto basse. Le onde alte le programmo sul lungo periodo; le onde basse arrivano come un fulmine, quando nella mia mente realizzo qualcosa che non avevo ancora focalizzato completamente; è un viaggio anche questo.
Vorrei dirti quello che tutti dicono a me … “ci vuole tempo” ma non é così e mentre vivo che son passati già due anni pieni e non é cambiato nulla per me. É dura… non si accetta la perdita, non si accetta il modo, non si accetta la morte. Ma la morte esiste … sai cosa mi dà sollievo nonostante il dolore? Che mio padre è qui con me, in polvere… e che lui … ho detto “lui” non sia … “solo”. Non sono sola nemmeno io. Non mi basterà mai ma é qualcosa di tangibile, di reale, perché lo tocco, lo accarezzo, e quando ne ho bisogno gli sto addosso e mi faccio forza.
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il tempo renderà solo la perdita più conosciuta o il cuore più duro…
al momento mi manca ogni giorno di più.
😞😞😞
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E ti mancherà sempre solo che andando avanti ti accorgerai che diventa sempre più sopportabile, ma non accettabile e questa cosa tempra. Il vostro era e resterà un rapporto simbiotico, un rapporto che non finisce… cambia semplicemente il modo di continuare a restare uniti. Io non lo so se c’è qualcosa dopo la morte ma l’unica cosa che mi auguro è di poterlo un giorno, in un’altra vita incontrarlo, riconoscerlo. Certe unioni, sono destinate ad esistere Persempre… tutto attaccato.
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❤
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Buona domenica🎃💚💚
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