Lockdown e Pandemia: tempo di bilanci?

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Oramai sono settimane che il paese è ripartito – o ci sta provando – e almeno io, nel mio piccolo, ho ripreso un tram tram pressoché normale. Allora questo lockdown cosa ci ha lasciato?

Ho ripreso a lavorare integralmente in presenza a fine maggio e ho caldeggiato il rientro di tutto lo staff.

I figli hanno terminato la scuola e, anzi, il grande ha sostenuto l’esame di maturità nel tardo pomeriggio nel primo giorno di esami, rigorosamente in presenza e altrettanto rigorosamente con il divieto di avvicinamento a scuola da parte mia (probabilmente sospettava che non sarebbe stato un gran esame, a giudicare dal voto finale conseguito, ma tant’è).

Ho ripreso a correre, giusto 5 Km; ora che fa un gran caldo sono anche troppi, ma mi servono per muovermi un po’ e soprattutto provare a calare i 4 Kg, forse 5, accumulati durante il lockdown. Esco al mattino prestissimo, senza mascherina, e ho rivisto il mio solito giro in modo che se incrocio qualcuno posso comunque tenere una distanza corretta senza respirargli addosso. Ma alle 7 di mattina in giro ci siamo giusto io e qualche altro matto che porta a spasso il cane.

Da quando la Regione in cui vivo l’ha permesso, ho ricominciato ad uscire, ma con dei distinguo ben precisi; indosso la mascherina; sono stata due volte a tatuarmi e una volta dalla parrucchiera; sono stata in un centro benessere; sono stata un paio di volte al ristorante, ma sempre luoghi che frequentavo già da prima e di cui ero certa rispettassero distanziamento.

Ovunque vada tengo le distanze e, anzi, al lavoro sono colei che ricorda agli altri mascherina, distanziamento, lavaggio frequente delle mani, uso del gel igienizzante; ebbene sì, la parta della rompiscatole tocca a me.

Ho continuato ad acquistare molto online, già prima me ne servivo ma con il lockdown ho aggiunto altri beni: ogni 2-3 settimane ordino la mia cassetta di frutta e verdura di stagione; ogni due mesi ordino la scorta di vino.

Ho sostituito il cinema con l’abbonamento a Disney+; se consideriamo che ho anche Netflix, ho sufficiente materiale per svagarmi in diverse lingue e per diverso tempo.

Sto cercando di capire se potrò andare in vacanza, ma prendere il treno ancora non mi sembra una buona idea; il mio progetto verso nord-est, molto est, è ancora lì, ma alla pandemia si è aggiunta la fase finale di un concorso che ho in ballo da 18 mesi, quindi il focus attuale non è la vacanza. Aggiungo, però, che prima di ricominciare l’intero tram-tram familiare a settembre, o vado in vacanza almeno un weekend, o vado in psichiatria con un forte esaurimento nervoso.

Ho paura? ancora sì. Le notizie di oggi davano 6 nuovi contagiati nella mia città e nessun morto, sono dati bassi e ne sono consapevole, ma sono pur sempre quell’ultima scintilla dimenticata sotto alla cenere che, se distratti, può provocare l’incendio di tutta la casa. Lo stiamo vedendo cosa sta accadendo nel resto del mondo, l’Italia ha affrontato il mostro tra i primi paesi e ora vive un periodo relativamente tranquillo, ma basta un attimo per tornare esattamente dove eravamo alcuni mesi fa.

Oggi leggevo che non-ricordo-chi suggerisce all’umanità di smettere di fare il pane, vero tormentone del lockdown, e impiegare il tempo in modo più costruttivo. Io possiedo la planetaria solo dallo scorso Natale; temo che continuerò a panificare e fare pizza ancora per un bel po’ e, nella malaugurata ipotesi che si torni in lockdown, ora ho pure il lievito madre (a proposito, quegli sfigati che hanno comprato decine e decine di panetti di lievito di birra fresco ne avranno buttato un sacco, dato che ha scadenza cortissima, a meno che non abbiamo panificato per interi quartieri).

Non uscire mi fa passare più tempo online sui social ed è per me uno svago e un approfondimento: proprio così, ci sono anche dei validi divulgatori online, credetemi, ma ancora non ho svoltato verso i siti di incontri. Ho già detto che preferisco dormire con il gatto e con i libri, piuttosto che perdere tempo. Mai dire mai, ma francamente non penso di poter cambiare così tanto, da andarmi a cercare un uomo da un catalogo.

Devo portare i gatti dalla veterinaria, per il controllo periodico; questo lockdown mi ha scombinato ogni cosa. E devo cambiare gli occhiali da sole graduati, dato che quelli che uso attualmente sono più vecchi del minore dei miei figli.

Il tema “motorino” meriterà un articolo tutto suo; al momento la questione è in stand-by in attesa di concludere quella roba là che dovrebbe almeno un po’ svoltarmi la vita (ho già usato la parola concorso?).

Eccola la parola giusta per dire come sto vivendo questa fine del lockdown: vivo in stand-by, vivo in attesa degli eventi.

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