Di ricordi, mare, giovinezza, smagliature e consapevolezza

Alcuni giorni fa ho riesumato una vecchia scatola di fotografie, di quelle nate sulla pellicola e stampate, cercando tracce del mio passaggio sull’isola di Barbados, anno 1997.

Di quella vacanza ricordo, ovviamente, il mare piatto e caldo di una costa e le onde alte metri dell’altra; la bandiere del paese, bella come quella di un cartone animato; la frutta per strada, dolce e succosa; la mia faccia quando in un bar ho ordinato un caffè e mi hanno letteralmente apparecchiato un pranzo; la disponibilità e la gentilezza delle persone del luogo ogni volta che ho chiesto informazioni.

A Barbados ho imparato che la crema solare va messa prima di uscire di casa e non quando sei già in spiaggia; ho dato 5 dollari a un tizio che si è offerto di arrampicarsi su un albero a prendermi una noce di cocco; ho succhiato una canna da zucchero e bevuto rum come se non ci fosse un domani; ho indossato fiori nei capelli.

Ho ritrovato una mia foto dove indosso un abito blu e sono appoggiata a una staccionata davanti a una casetta di legno color pastello. Il mio primo commento, seppur la foto sia presa da lontano, è stato:

Madonna ma che fisico avevo??!!

rivolto alla me stessa del 1997

Facile vedersi più belli nelle foto del passato, ma ciò che mi ha fatto pensare è stato che allora io non ritenevo di essere bella o avere un bel fisico; allora ero più concentrata sul fatto che sono piccola di statura e che avevo un filo di pancetta; era frustrata perché non sapevo mettermi l’eye-liner o farmi la piega ai capelli; mi truccavo poco e male; dimostravo meno anni di quanti ne avessi in realtà.

Rivista con gli occhi di oggi, invece, non vedo quei 10 chili in più che ora mi porto addosso e vedo una giovane donna in gran forma.

Ebbene, tutto il pippone per comunicare al mondo che 23 anni fa ero uno schianto a cosa serve?

Serve a dire che a volte dovremmo solo essere un po’ più indulgenti verso noi stessi, soprattutto riguardo l’aspetto fisico. Dovremmo guardare la nostra pancetta o le nostre smagliature dicendo “e va beh che sarà mai!”; dovremmo guardare alla sostanza per davvero, e non alla forma, e non riempire i social di frasi motivazionali e poi piagnucolare davanti alla fantomatica prova-costume; a maggior ragione se stiamo crescendo dei figli, a cui dovremmo donare un esempio di essere umano concreto e consapevole.

Dovremmo adottare un certo stupore davanti alle foto patinate e bellissime delle riviste e di Instagram, ma per come vengono usati gli strumenti di Photoshop, e non per quelle natiche scolpite o la carnagione madreperla.

In parole semplici, dovremmo essere più consapevoli.

Ed essere più consapevoli significa anche alzarsi in massa per l’indignazione quando un giornalista, un opinionista o uno qualunque che fa audience, si riferisce a una donna citando particolari irrilevanti del suo aspetto: negli anni abbiamo letto osservazioni dalla desiderabilità sessuale di Angela Merkel alla consistenza dei glutei di Lucia Azzolina, come se fossero informazioni rilevanti (no, non lo sono, così come è irrilevante che il Presidente di uno stato europeo abbia sposato una donna più grande di lui di tanti anni).

Se questo è il metro di giudizio, allora ci saranno sempre tante donne che si vedranno attraverso questa lente, come io non mi vedevo piacente a Barbados, invece che apprezzare la propria bellezza e puntare sulla propria sostanza.

Consapevolezza.

Sostanza.

Indignazione.

Io la vedo così.

Questa è la notizia che ha risvegliato il mio ricordo di Barbados: link a TgCom24.

e questa è la foto incriminata scattata a Barbados nel lontano 1997

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