Quando mio figlio aveva circa 12 anni ebbe un problema di salute, peritonite, e dovette stare a lungo in ospedale, in tutto 4 settimane. Avevamo già adottato la nostra prima gattina, che, durante l’assenza del suo giovane umano, lo cercava forsennatamente per casa!
Quando finalmente il problema di salute fu risolto, un paio di giorni prima delle tanto agognate dimissioni, chiesi a mio figlio cosa desiderava come regalo di ritorno a casa.
“un secondo gatto” fu la sua risposta.
Fu così che Watson arrivò a casa nostra.
Mio marito, allora ero ancora sposata, disse che voleva un certosino; i ragazzi volevano il gatto maschio. Io dichiarai:
“ok, cerco un gatto come volete voi tre ma sappiate che si chiamerà Watson”
Pochi giorni e avevo trovato l’annuncio di una tizia della montagna che cedeva cuccioli di certosino e aveva pure un maschio: affare fatto.
Ma poche ore prima dell’appuntamento per ritirare Watson, la tizia mi chiamò desolata: “non sono sicura sia un maschio, perdonami ma potrebbe essere femmina“. Oramai eravamo già tutti innamorati di quell’esserino di cui avevamo solo visto qualche foto, quel musetto grigio ci aveva conquistato, e confermammo l’adozione.

Nel weekend mio marito andò in montagna a prendere quell’esserino grigio e allora capii perché non fosse chiaro il sesso: era minuscola, mi stava a me in una mano che di guanti porto la taglia più piccola. Non ho mai creduto avesse 2 mesi quando arrivò da noi e tutt’ora reputo che la tizia-della-montagna NON dovrebbe allevare animali.
Comunque l’esserino era con noi e si chiamava un po’ Watson (quando era maschio) e un po’ Elektra (quando era femmina) e un po’ WE, perché pure la mia veterinaria di fiducia per una decina di giorni non era sicura del sesso della piccola. Ddi una cosa però era certa: NON si trattava di un certosino al 100%.
Alla fine era femmina, ma mi impuntai ugualmente sul nome Watson.

Watson si è ambientata velocemente nella nostra casa e appena è diventata più grande ha spiegato all’altra gattina di non essere seconda a nessuno.
Watson è stata con noi più di 8 anni: dormiva vicino a me, appoggiata al mio culo o letteralmente sopra di me se mi concedevo un sonnellino pomeridiano. Se lasciavo sul tavolo il bicchiere con un po’ d’acqua, le andava a bere (e se lasciavo un bicchiere esca lo ignorava, voleva il bicchiere mio o dei ragazzi).
Sabato scorso, quando sono finalmente riemersa dall’influenza, sono uscita un paio d’ore: al rientro mio figlio, lo stesso che dall’ospedale chiese di adottare un certosino, mi ha riferito che la Watsy era strana.
In effetti era molto mogia e miagolava in modo lamentoso e inconsueto. L’abbiamo portata alla clinica veterinaria e, fatte le analisi, mi hanno detto che forse non passava la notte. Ha iniziato subito la terapia per i reni, ma non ha dato risultati, e martedì sera, dopo consulto con più veterinari, abbiamo praticato l’eutanasia.
Watson, o Watsy (diminutivo), o Watsilla (sincrasi tra Watson e Godzilla) ora riposa nell’immenso e bellissimo giardino della mia amica, in una buca scavata da me e dalla padrona del giardino, facendo non poca fatica.
Adesso mi manca un casino, anzi, mi manca già da domenica, da quando era in clinica, ma almeno allora avevo un briciolo di speranza che potesse tornare a casa.
Al mattino, quando mi sveglio pochi minuti dopo le 6 e vado in bagno, ho ancora l’abitudine di chiudere piano la porta per non schiacciarla, perché lei ogni mattina mi seguiva.
Alla sera, quando vado a letto, la trovavo sempre lì, al mio fianco, un po’ spostata sulla destra per lasciarmi il posto, per poi appoggiarsi a me.

E vogliamo parlare delle liti per andare dentro all’armadio? il mio ha le ante scorrevoli e se le trovavo scostate, anche di poco, era perché lei era riuscita a infilarsi dentro e stare un po’ lì per conto suo (a volte è pure rimasta chiusa dentro, quella fenomena!)
Ora ho ancora il trasportino nel baule dell’auto e devo decidermi a prenderlo fuori e lavarlo. Non è pigrizia, è non accettare che la Watson abbia fatto lì dentro quell’ultimo viaggio dalla clinica, poi a casa, poi nel giardino della mia amica, mentre io continuavo a parlarle come se lei fosse ancora la mia ombra; come se potesse sentirmi; come se potesse ancora appoggiare la sua testolina alla mia.

L’immagine in testa a questo post è, ovviamente, il musetto della mia Watson (qua trovi il link al blog).
Mi dispiace, separarsi così da una creatura che ha vissuto con noi è cosa non facile.
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😓
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Sono molto orgogliosa di essere la tua amica con il giardino!! R. I. P. piccola gattina
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tesoro non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi dato la serenità che la mia piccolina riposi in pace 🥲
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❤️❤️❤️
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