Non ho ancora parlato del Natale e il motivo è molto semplice: io non sopporto il Natale.
Sono atea, quindi tutto il valore religioso della festa per me è privo di significato e, in più, non tollero la retorica dell’essere più buono, del perdonare perché è Natale o del cercare di essere migliori (per poi essere di nuovo un figlio di cane al 27 dicembre? no, grazie).
Se puoi essere migliore a Natale allora puoi lavorare su te stesso ed essere migliore tutto l’anno.
Tradizionalmente nella mia famiglia di origine il Natale si festeggia a tavola e io mangio obiettivamente meno della media della mia famiglia (e con meno ingordigia).
Da sposata mi dovevo sorbire la vigilia con la mia fu-cognata ed era uno strazio; altra cosa positiva del divorzio è stata non essere più costretta alle serata o peggio, giornate, con la famiglia del mio ex (a cui, onestamente, non sono mai piaciuta).
Non faccio l’albero: i primi anni in questa casa dovevo montare tutto un lavoro di prese e prolunghe per illuminare. Un anno ho fatto la pazzia di prendere un piccolo albero vero (lo spirito del Natale aveva clamorosamente trovato un varco e aveva fatto breccia in me): ho trovato spine di pino in auto per mesi, anche dopo averla fatta lavare, quindi ho rubricato l’esperienza come fallimentare.
Con l’arrivo in casa di Liverpool, il gatto rosso, ciccione e goffo nonché padrone di ogni spazio comodo, abbiamo definitivamente rinunciato all’albero.
Cosa mi piaceva del Natale? perché una-cosa-una c’era. Ed era venire a casa mia, dopo il pranzo familiare, con mio fratello e scambiarci i regali, bere qualcosa, chiacchierare, scherzare sulle nostre scemenze.
Dallo scorso anno questa cosa non ce l’ho più. Aggiungi che i miei figli si dividono tra me e loro padre (loro non possono sfangare quel lato di parenti) così io cerco di rallentare, pensare meno, riposare.
Ecco, io non amo il Natale.
Ho amiche che iniziano a fine novembre a produrre decorazioni, addobbare e accendere lucette con tanta voglia di sorridere.
Per me è un periodo terribile.
Arriva pochi giorni dopo il 20, mio ostacolo mensile, che questo giro ho trascorso al lavoro fino a un orario assurdo e terminato a cena al cinese con le amiche.
Questa Vigilia credo che la trascorrerò nella vasca da bagno con le bolle, di sapone e nel bicchiere.
E quella cosa dei bilanci di fine anno, ecco, credo non sia il caso di insistere. Gli ultimi anni sono stati obiettivamente difficili tra separazione (e poi divorzio), pandemia, morte di mio fratello, salute dei miei genitori e, ciliegina sulla torta, morte della mia gattina.
Al 2023 chiedo pietà.
Non chiedo di incontrare l’uomo della vita o di vincere un camion di soldi, chiedo solo che non si accanisca sulla mia vita oramai senza energia.
Sto bruciando, questo giro mi ci vuole un po’ di più per risorgere dalle mie ceneri…

L’immagine in testa a questo posto (qua il link al blog) è un’opera della mostra di Olafur Eliasson che si può visitare a Palazzo Strozzi a Firenze ancora per un mese circa. A me è piaciuta moltissimo.
Io invece adoro il Natale, senza albero, senza regali, ma ho un paio di bottiglie buone e, soprattutto, non lavoro. Comunque aspettiamo un 2023 migliore, e non farà fatica ad esserlo rispetto a questo che se ne va. Dunque auguri per quello che vuoi.
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le bottiglie buone sono doverose!!!
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Mah, noi è un modo per star assieme, visto che stiam tutti relativamente lontani.
Poi comprendo il tuo messaggio che trovo condivisibile.
Il natale religioso non mi interessa. In ogni caso, buone cose e vita.
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Buone feste Enri 🧡
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Carissima nuova amica mia,…. Perché tu per me sei ancora nuova!!!! Possiedi delle cose affascinanti che mi attirano un sacco e degli aspetti che non riesco a capire come per esempio questa tua chiusura rispetto ai sentimenti quelli dolci quelli innocenti … Perché non ti piace il Natale e quell’atmosfera dove tutti si vogliono sentire più buoni. Tu hai un cuore grandissimo lascia che si veda
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resto sulle mie, grazie
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Tema delicato, ma a me Natale piace.
Sono atea e me ne infischio del coté religioso.
Mene infischio anche dei dover fare bilanci – ma perché proprio adesso? Perché farli? C’abbiamo il revisore che arriva a casa? Ma fate pure se vi diverte, io non ne sento la necessità.
Me ne infischio anche alla grande degli obblighi morali, solo un mezzo per infilare ancora diktat religiosi o para religiosi in un periodo che è soprattutto rottura della routine. Cosa di cui ho sempre un gran bisogno perché la routine mi fa sempre sentire a disagio.
Per le Natale è l’atmosfera del passato quando la routine veniva spezzata, si decorava la casa con presepio e albero antichi, non si andava a scuola e io reo ragionevolmente padrona del mio tempo e potevo fare quello che mi andava, generalmente sprofondare nei libri ricevuti in regalo sovente ben indirizzati ai donatori.
Già i regali, perché nella mia famiglia, di origini modeste, i regali si facevano a Natale, tutti i consumi si facevano a Natale, dagli oggetti anche importanti ai viaggi, eccettuata l’estate. Ogni eccezione era allora. E vedere il pavimento della casa dei nonni coperto di pacchetti dove ognuno cercava i suoi e vedere come erano ricevuti i propri e cosa ci era toccato era bellissimo.
Oggi che i nonni non ci sono più ho imparato a schivare le parentele acquisite non amate, essenzialmente per ragioni politiche; in genere organizzo un espatrio strategico con compagnia più consona. Quest’anno sono riuscita a realizzare un desiderio che covavo da un po’ andare all’opera il 24 e poi pure il 25 (è il mio spettacolo preferito) a Parigi. Dopo lo spettacolo il 25 ci siamo trovati davanti una festa di Hanoukka, di cui religiosamente non m’importa nulla, ma musicalmente il klezmer è ideale per ballare e così ho saltellato fino a perdere il fiato sulla place de l’Opéra.
E insomma, non baratterei questo NAtale con niente altro!
Per il resto anche io ho passato un anno estremamente faticoso sul piano professionale e familiare.
La voglia, il bisogno di calma e di pietà le capisco benissimo.
Ma insomma meglio le endorfine delle bolle, cioè delle troppe bolle, ché un paio di coppe le gradisco anche io (un paio di coppe, non di bottiglie (-: )
E quindi auguri per questi giorni e il prossimo anno.
Non ho ancora visto il film ma lo tengo presente.
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Giusto tutto quello che dici e soprattutto la filosofia di fondo: ognuno se lo passa come vuole (o come può) il Natale
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Certo, l’idea è che un momento di l’assaggio, il solstizio, la giornata che si riallunga ecc., insieme a un po’di ferie sono una cosa rara e meglio coglierla senza farsi dire che cosa debba essere dalle convenzioni,e da obblighi detestati, coglierla per farsi del bene.
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Di passaggio
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Il Natale è come carnevale. Luci, colori, pranzi luculliani e maschere, tante maschere di porcellana dietro le quali ci sono molti esseri umani convinti che bisogna a tutti i costi essere buoni almeno quel giorno. Ma le maschere il giorno dopo cadono e si frantumano, la festa finisce e loro tornano a divorare le loro prede.
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Personalmente ho ristretto tanto tanto la cerchia
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